martedì 29 ottobre 2013

Sul regolamento di polizia mortuaria approvato dal Consiglio Comunale di Firenze

E' stato approvato in Consiglio Comunale il nuovo regolamento dei cimiteri che aveva suscitato, oltre un anno fa, un'accesa discussione ed aveva visto gli interventi delle associazioni di donne, tutti contrari alla proposta della Giunta, con cui veniva introdotto uno spazio cimiteriale apposito per i feti.
Ciò aveva dato luogo ad una pausa di riflessione.
Rileviamo che, se da un lato tale pausa è servita a espellere dal testo proposto dalla Giunta la citazione esplicita dello spazio cimiteriale destinato a “prodotti abortivi e prodotti del concepimento”, resta il fatto che la sepoltura dei feti, a cui un comma del regolamento comunque si riferisce, viene istituzionalizzata.
Rimane quindi un forte elemento simbolico che prelude al riconoscimento dei feti come persone e tende a colpevolizzare le donne che intendono interrompere una gravidanza.
La legge già prevede che chi vuol procedere alla sepoltura del feto lo possa fare.
Ogni sottolineatura regolamentare di tale possibilità non può che assumere un valore simbolico: un chiaro attacco alla legge 194.
Per questo riteniamo sbagliata la decisione assunta dal Consiglio comunale e riaffermiamo la nostra volontà di difendere con forza la legge 194, l'autodeterminazione delle donne, la laicità delle istituzioni.


Libere tutte, Il Giardino dei ciliegi, LeMusiquorum, Il Laboratorio per la laicità, Se non ora quando – Firenze, Coordinamento difesa 194, Intersexioni, Coordinamento contro la violenza di genere e il sessismo, Ireos

29 ottobre 2013

mercoledì 16 ottobre 2013

Lettera a Giusi Nicolini, Sindaca di Lampedusa


Cara Giusi, come era purtroppo facile prevedere, anche in base alle vostre esperienze degli anni passati la tragedia di chi muore nelle acque di Lampedusa, cercando di arrivare in Europa, continua.

Credo che in questo momento la cittadinanza di Lampedusa non chieda soltanto solidarietà e vicinanza. Al riconoscimento della vostra generosità si deve associare una risposta più politica: la messa in discussione della legge Bossi Fini e in particolare la cancellazione del reato di immigrazione clandestina, che in situazioni come quella che state vivendo accomuna chi è salvato e chi salva nella categoria di “indiziati di reato”.

Questa risposta politica la dovrebbe dare il Parlamento, se chi ne fa parte sapesse andare oltre la supina acquiescenza ai sondaggi, che talvolta registrano solo i lati oscuri della nostra cultura e della nostra storia.

Alla presidente della Camera Laura Boldrini e alla ministra dell’Integrazione Cécile Kyenge, dobbiamo dire di alzare le loro pretese e chiedere con forza la cancellazione della vergogna del decreto legge sulla “sicurezza”, dei CIE e dell’intera Bossi-Fini. Non permettano che la loro autorevole esperienza di donne venga neutralizzata dai partiti al Governo e in Parlamento, in nome della “stabilità”.

Noi siamo una piccola associazione di donne di Firenze, ma vi diamo tutta la nostra disponibilità, anche da lontano, a mobilitarci per questa come per altre lotte in difesa dei diritti di donne e uomini.

Un abbraccio, Libere Tutte - Firenze

mercoledì 9 ottobre 2013

La Via Maestra

Dall’appello “La via maestra”:
"…La difesa della Costituzione è …  innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente... Non è la difesa d’un passato che non può ritornare, ma un programma per un futuro da costruire in Italia e in Europa"
Noi, che in quel passato abbiamo avuto troppo spesso ruoli subalterni dai quali ci siamo affrancate con il lavoro di generazioni di donne, e che vogliamo essere protagoniste del nostro presente e del futuro di tutte e di tutti, aderiamo alla manifestazione del 12 ottobre a Roma con questo spirito e con questo desiderio:
che i diritti definiti nella Costituzione e garantiti da leggi frutto delle lotte di uomini e donne non siano cancellati in nome delle compatibilità economiche e di una crisi usata strumentalmente;
che la politica ritrovi il senso di partecipazione al governo della cosa pubblica, non ridotto a mera amministrazione, ma finalizzato a dare risposte efficaci a bisogni di donne e uomini;
che il lavoro di cura che le  donne svolgono - segno di contraddizione rispetto al lavoro retribuito per il mercato -  sia considerato a tutti gli effetti parte integrante di quel lavoro su cui la Repubblica italiana si dice fondata;
che la libertà di tutte e di tutti comprenda l’autodeterminazione delle persone nei momenti cruciali dell’esistenza (maternità, malattia, morte), per affermare la quale le donne si sono impegnate;
che nello spazio pubblico sia riconosciuta la presenza delle donne, senza le quali gli spazi privati sarebbero invivibili e che negli spazi comuni ormai da tanto tempo portano le loro competenze, il loro senso di responsabilità, i loro desideri e le loro passioni;
che la Costituzione non sia manomessa e stravolta, ma sia attuata tenendo conto di tutto questo.


Libere Tutte
Il Giardino dei Ciliegi

SNOQ Firenze

martedì 8 ottobre 2013

Appello e presidio per cambiare le politiche migratorie che causano tragedie

Disumane politiche dei rifiuti e dei respingimenti negli ultimi vent'anni hanno causato la morte di circa 20.000 persone, donne, uomini, bambini, bambine. Di nuovo, sulle coste di Lampedusa, l'ennesimo naufragio. Centinaia di corpi sono ancora in mare o nelle bare dell'hangar dell'aeroporto. I superstiti, tra cui almeno 40 "minori non accompagnati", sono ammassati sulla piccola isola anch'essa stremata dall' "emergenza" che si ripete da decenni. 
Insieme al dolore per le tante morti, alle condoglianze, alla solidarietà con i migranti, le migranti e le loro famiglie, e con la sindaca di Lampedusa, chiediamo che il governo italiano modifichi le norme che regolano le politiche migratorie e che l'Europa apra corridoi umanitari per proteggere chi sfugge dalle guerre e dalle persecuzioni.
Aderiamo all'appello per l'apertura di un canale umanitario fino all'Europa per il diritto d'asilo europeo  (http://www.meltingpot.org/Appello-per-l-apertura-di-un-canale-umanitario-fino-all) e invitiamo tutte/i a firmare
Aderiamo al presidio contro il reato di clandestinità e per la libera circolazione delle persone davanti alla Prefettura di Firenze giovedi 10 ottobre alle ore 17 e invitiamo tutt/i a partecipare
LibereTutte, Firenze

lunedì 7 ottobre 2013

Assemblea pubblica il 9 ottobre a Borgo San Lorenzo per l'applicazione della 194


    Coordinamento difesa 194
       Assemblea Pubblica Mercoledì 9 Ottobre 2013 ore 21.15

 Saletta comunale “Pio La Torre”

Comune di Borgo San Lorenzo - Piazza Dante, 2 

Accessibilità, applicazione della L194 e obiezione di coscienza. Diritto delle donne all'autodeterminazione, laicità dello stato e ipotesi organizzative nel territorio del Mugello


Interverranno:

Tatiana Bertini Coordinamentodifesa194

Maurizio Romani Senatore 5s


Monica Sgherri Consigliera Regionale Fds-Verdi

Daniela Lastri Consigliera Regionale Pd

Mauro Romanelli Consigliere Regionale Sel

Stefania La Rosa SNOQ Firenze

Luisa Petrucci Libere Tutte

Grazia Innocenti Coordinamentodifesa194

Paola Sabatini Cub-Sanità

Coordina la serata Daniela Vangieri Fds-Verdi

giovedì 3 ottobre 2013

La bocciatura della mozione sulla 194 in Consiglio Regionale: un atto gravissimo

COMUNICATO STAMPA  - 3 ottobre 2013

Un gravissimo atto del Consiglio Regionale Toscano contro le donne
Il Consiglio regionale toscano ha bocciato, incredibilmente, a causa di inspiegabili voti contrari e di numerose assenze, una mozione che chiedeva la piena applicazione di una legge dello stato la legge 194/78, con particolare riferimento all'articolo 9, quello che assegna alle Regioni compiti di monitoraggio e garanzia dell'attuazione della legge (“...La Regione ne controlla e garantisce l'attuazione anche attraverso la mobilità del personale ...”).
La bocciatura è grave: dà un segnale molto negativo di arretramento nei confronti dei diritti delle donne e contraddice un metodo di lavoro, costruito nel tempo, che si basa sul rapporto fra le elette e gli eletti e le varie realtà della società civile.
Eravamo arrivate infatti alla mozione, attraverso un lavoro di confronto, di elaborazione comune, di mediazione fra consigliere e rappresentanti delle associazioni delle donne.
Il voto del Consiglio ha spazzato via, nello stesso tempo, i contenuti della mozione, che chiedeva, soprattutto, che in ogni struttura fosse garantita l'attuazione della 194, ed una modalità di rapporto fra istituzioni e cittadine/i basato sulla partecipazione.
Per far sì che tutto questo non rappresenti un macigno sul percorso dell'affermazione dei diritti delle donne e dello sviluppo della democrazia partecipativa, la Regione deve realizzare, al più presto degli atti concreti per la piena attuazione della 194. Occorre prima di tutto avviare quel Tavolo regionale con la partecipazione delle associazioni delle donne, per cui si erano già impegnati l'Assessore Marroni ed il Presidente della Commissione Sanità Remaschi e che sarebbe dovuto partire nel luglio scorso.
E' necessario che sia lo stesso Presidente Enrico Rossi a farsi garante della applicazione di una legge dello stato e della ripresa di un cammino comune fra l'istituzione regionale ed il movimento delle donne.

Libere tutte - Firenze

mercoledì 2 ottobre 2013

"Fate qualcosa", appello delle donne valsusine

Libere Tutte aderisce all'appello delle Donne in Movimento Valle Susa, riconoscendo la validità di un metodo ed auspicando la riuscita di una lotta che ha prodotto nel tempo una crescita collettiva, valore prezioso che attualmente si vuole svilire riducendolo al frutto di un "problema" da affrontarsi militarmente.

Fate qualcosa.
La rete di persone che in questi lunghissimi anni è stata tessuta in Italia e anche all’estero si fa viva con telefonate, e-mail, sms per chiedere che si faccia qualcosa (con urgenza), che ci si materializzi per cercare di arginare la valanga di fango che scientificamente orchestrata tenta di sommergerci. (Fate qualcosa). Ma come, ancora? Pensavamo di aver fatto e detto/di tutto. Cos’altro ci dobbiamo ancora inventare? Strano come questa domanda rappresenti bene il quotidiano femminile (domanda storica). Sempre pronte ad interrogarci a inizio come a fine giornata: Ho dimenticato qualcosa? E’ tutto a posto? Ho fatto tutto? (come sempre e sempre di più delegate a coprire le mancanze dello stato sociale).
Questa volta in ballo c’è la difesa di un grande movimento popolare, di più, c’è una storia di oltre vent’anni dove ogni giorno è stato vissuto con intensità. Migliaia di persone quotidianamente hanno contribuito a renderla concreta mettendoci la faccia, portando idee, rendendosi disponibili, finanziandola. Una lotta, un’esperienza di territorio che molti non esitano a definire unica e che è partita e ha messo le sue basi non su un preconcetto ideologico ma studiando i progetti, i flussi di merci, l’impatto ambientale, i costi, verificando sul campo i dati in possesso. Negli anni è cresciuta anche la consapevolezza di avere fra le mani, di veder crescere qualche cosa che va oltre la semplice opposizione ad una grande opera inutile e devastante. Un modello di presa di coscienza collettiva che difficilmente può retrocedere, anzi, si allarga assumendo in sé tutti i temi più attuali: dal lavoro, ai servizi, alla sanità ecc. Partecipando e interrogandosi sempre.
Come ora. Ci si interroga sui fatti accaduti, sul significato che tutto questo assume, è un clima pesante, opprimente e sentiamo soprattutto ingiusto. E’ tale la violenza del linguaggio usato, la sproporzione dei racconti sui fatti realmente accaduti che vengono a mancare le parole per spiegare ai nostri figli increduli (e smarriti). Vediamo e sentiamo raccontare da giornali e Tv una storia che Non ci appartiene. Non siamo un problema di ordine pubblico, siamo una risorsa per questo Paese, siamo una risorsa perché in tutti questi anni il movimento è diventato una comunità critica, consapevole, che sa scegliere. E’ questo che fa paura?
Rivendichiamo il diritto alla partecipazione e alla gestione della cosa pubblica nel rispetto del bene comune e della volontà della popolazione.
Fate qualcosa, ci chiedono da tutte le parti.
Possiamo per esempio fare due conti (siamo abituate a far quadrare bilanci), e dunque siamo consapevoli dello spreco enorme di denaro pubblico sia per l’opera e sia per la badanza armata all’opera. E’ evidente che le dichiarazioni dei ministri che si dicono pronti a sborsare laute ricompense facciano venire l’acquolina in bocca a molti: imprenditori avvezzi a trafficare con fatture false, giri strani, fallimenti e nuove società a scatole cinesi. A chi ha sperato di guadagnare dalle olimpiadi costruendo mega hotel (che neppure in riviera potrebbero trovare clientele tali da soddisfare centinaia di posti letto), ed ora non ha gli occhi per piangere fa tanto comodo buttare la croce addosso ai notav e invocare lo stato di crisi sperando nelle compensazioni.
Chiediamo alle donne (e però non solo alle donne), di prendere parola su quello che sta succedendo.
Conosciamo direttamente sulla nostra pelle la violenza, per questo la rifiutiamo, per questo deve fermarsi lo stupro della nostra valle, e deve finire l’autoritarismo militare su un intero territorio.
Fate qualcosa. Ci verrebbe da ribaltare la domanda e dire noi a voi: fate qualcosa.
Aiutateci ad impedire lo stato di polizia permanente in cui ci vogliono far vivere.
Fate qualcosa per denunciare questa campagna di stampa (che non si pone domande, non fa distinzioni, non esamina fatti e cose decisamente incongruenti che pure sono sotto gli occhi di tutti).
Fate qualcosa perché la storia di un movimento popolare come il nostro non venga liquidata manu militari fra le carte di una procura.
Stiamo resistendo perché vogliamo andare avanti, vogliamo vivere in pace nella nostra valle, vogliamo raccogliere i frutti di oltre vent’anni di crescita collettiva su tutte le questioni a noi care: il futuro delle prossime generazioni, le risorse del nostro territorio, intervenendo per risparmiarlo, risanarlo, non per rapinarlo; mettendo a disposizione le nostre capacità come alternativa al consumo dissennato e per un uso responsabile e consapevole delle risorse. Vogliamo riappropriarci del nostro tempo per partecipare alla gestione e alla cura della nostra comunità. Liberarci dal tav.
Donne in Movimento Valle di Susa
(per il gruppo DIM Annamaria, Chiara, Daniela, Doriana, Ermelinda, Patrizia, Paola, Rita ecc ) 21 settembre 2013
Le Donne in Movimento invitano anche a partecipare domenica 6 ottobre alle ore 15.00 al presidio di San Giuliano di Susa dove si terrà un incontro per preparare l’iniziativa di fine novembre: VIOLENZA SULLE DONNE- VIOLENZA SULLA TERRA.