Roma 13 maggio: una manifestazione contro le donne
La conclusione dell’articolo di Eleonora Martini (Il Manifesto 13.5.2012 – Croce celtica e raduno anti-aborto) “ il manganello e l’aspersorio di nuovo in marcia insieme”, ben si attaglia a quanto andremo a precisare come “LIBERE TUTTE“, associazione fiorentina che opera da anni avendo quali propri fini la promozione e la difesa dell’autodeterminazione, della laicità dello Stato e del pieno esercizio dei diritti civili.
Quanto accaduto a Roma in occasione della “marcia per la vita” cui fa riferimento il menzionato articolo, altro non è che la riproposizione di un assunto da sempre presente nella campagna condotta contro l’applicazione della Legge 194/78. All’epoca del referendum che ne sancì la validità, Carlo Casini, sostituto procuratore presso il Tribunale di Firenze, intervistato dall’Espresso a proposito della sua scelta in ordine ai due referendum sulla 194, promossi dal Movimento per la vita, disse che avrebbe votato per quello più restrittivo (per l’ammissione dell’aborto solo in caso di pericolo di vita della donna). Alla domanda: “E così vuole ricacciare indietro le donne, in prigione?”, rispose: “Sulla sanzione si può discutere, sull’autodeterminazione no.”.
Punto centrale, la negazione dell’autodeterminazione della donna.
Sempre a Firenze, nell’anno dell’approvazione della legge -1978 – l’Arcivescovo di Firenze, Cardinale Benelli, nella propria omelia della vigilia di Natale in Duomo, ebbe a dire che la Legge 194 “ è un bubbone infetto e deve essere sradicata dall’ordinamento giuridico e dal corpo sociale italiano..”.
Compaiono oggi, a oltre trent’anni di distanza, le medesime affermazioni e le medesime rappresentazioni rozze e terrificanti. Vedi la croce che alla manifestazione recava appesi numerosi “feti”, o l’immagine di un feto (foto intrauterina ?) con la quale Militia Christi invita a partecipare al comitato per l’abrogazione della 194.
Tornando sempre a Firenze, è dello scorso marzo la proposta inoltrata dalla Giunta comunale al Consiglio per un “ Nuovo regolamento dei cimiteri”, nella quale si introduce un comma che prevede la realizzazione di uno spazio specifico, all’interno degli ambiti cimiteriali, per “i prodotti abortivi ed i prodotti del concepimento”. A tale iniziativa LIBERE TUTTE reagì segnalando la grave ferita ai diritti delle donne, colpevolizzate in quanto responsabili della morte dei bambini mai nati cui dare sepoltura, e chiedendo l’eliminazione di tale comma che contrasta con lo spirito laico che dovrebbe ispirare sempre l’azione del Comune di Firenze. Azione che, in questo caso, trovò il plauso di organizzazioni di stampo fascista, pubblicamente espresso e sottolineato da un blitz notturno nel corso del quale i consultori presenti nel territorio fiorentino furono circondati con “strisce” solitamente usate per delimitare luoghi di episodi delittuosi.
Alla “marcia per la vita” ha dato la propria formale adesione l’Arcivescovo di Firenze, Cardinale Betori, che alla recente cerimonia di investitura a tale ruolo ha avuto la presenza del Gonfalone del Comune di Firenze, per personale iniziativa del Sindaco della città.
Alla marcia, oltre a quella del Sindaco Alemanno, è stata presenza di rilievo quella di Olimpia Tarzia, la consigliera della Regione Lazio che ha presentato la proposta di legge regionale per la “Riforma e riqualificazione dei consultori familiari”. Proposta la cui articolazione è spiccatamente incentrata su una serie di strumenti volti a confliggere con l’autodeterminazione della donna e a disincentivarla ricordando alla donna medesima “il suo dovere morale di collaborare nel tentativo di superare le difficoltà che l’hanno indotta a chiedere l’interruzione volontaria della gravidanza”. Richiesta di collaborazione che suona come un insulto nei confronti della donna e interferisce con il suo diritto di scelta.
Vi è un filo tenace e pericoloso che lega i vari punti che abbiamo toccato.
Il massiccio appoggio delle gerarchie ecclesiastiche, la cassa di risonanza da parte delle forze più retrive di estrema destra, l’indebito apporto di pubblici amministratori che male interpretano il ruolo che esercitano, rappresentano infatti un elemento di pericolo che impone una rinnovata e più efficace vigilanza alla quale richiamiamo chi, come noi, si riconosce in uno Stato laico, rispettoso dei principi costituzionali, e persegue il fine dell’osservanza e della miglior applicazione di una legge dello Stato medesimo.
La Legge 194 non si tocca !
LIBERE TUTTE - FIRENZE
Firenze, 17 maggio 2012
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