mercoledì 18 settembre 2013

L'incontro con Najet

L’incontro con Najet Tnani, promosso da Libere tutte, che si è svolto martedì 3 settembre presso il Giardino dei ciliegi, ha avuto caratteristiche abbastanza diverse da quello del 4 luglio: più informale, ha consentito alle non molte persone presenti uno scambio molto intenso e decisamente soddisfacente.
Najet ha detto che stavolta voleva fare delle domande a noi, prima di dare risposte e informazioni sulla situazione della rivoluzione tunisina.
(continua a leggere...)

Le domande sono state le seguenti:
  • come abbiamo accolto noi/qui la rivoluzione tunisina;
  • quale sguardo abbiamo rivolto alle donne tunisine, prima della rivoluzione, nel momento della rivoluzione, e a proposito degli islamisti;
  • che notizie hanno dato i media qui da noi, sulla rivoluzione e che impressione ci hanno dato di essa e sulle sue tappe, l’inizio, i problemi posti dagli islamisti, i cambiamenti in corso attualmente;
  • se abbiamo accolto donne tunisine (è venuta Lilia Zaouali), che cosa ci hanno detto e che impressione ci hanno fatto;
  • che cosa pensiamo e abbiamo pensato del caso Amina/Femen, cosa rappresenta per noi, come identifichiamo il suo gesto, di liberazione, di rivolta, e adesso che Amina ha rotto con le Femen, come percepiamo questa rottura;
  • se fra Amina e le donne velate secondo noi c’è un’opposizione totale.
Abbiamo detto subito che le domande erano troppe, rispetto alle risposte che eravamo in grado di dare. In parte questa è responsabilità diretta dei media, la cui copertura degli eventi del Mediterraneo negli ultimi due anni è stata limitata via via alle situazioni in cui si verificavano maggiormente episodi cruenti. Adesso si parla dell’Egitto, c’è stata la Turchia per un certo periodo. Della Tunisia poco si sa.
In particolare noi dopo l’iniziativa della commissione per la Costituzione, guidata da Rodotà e di cui faceva parte Graziella, non abbiamo saputo più molto.
All’inizio abbiamo accolto la rivoluzione con molto piacere, perché sembrava una soluzione ai problemi, oggi lo sembra molto di meno, ma è chiaro che i media non ne parlano a sufficienza. A chi ha seguito sui blog (v. in particolare italianidicartagine.blogspot.it) ) l’impressione è stata che le manifestazioni delle donne, che il movimento delle donne, continuasse.
Quindi prima di andare avanti con le risposte abbiamo bisogno di un aggiornamento sulla Tunisia. Abbiamo però chiesto a Najet  di spendere qualche parola anche sul “colpo di stato” in Egitto, per le somiglianze fra le due situazioni.
Sulla contesa che oppone attualmente in Egitto militari e islamisti Najet ha opinioni molto ferme: non si è trattato di un colpo di stato, l’esercito è intervenuto per evitare che le manifestazioni contro il governo Morsi e gli islamisti, che avevano coinvolto 3 milioni di persone, e le manifestazioni promosse dagli islamisti in risposta alle prime, portassero alla guerra civile.
Ad alcune di noi risulta difficile scegliere fra “militari” e “religiosi”, entrambi forme del potere, ma ci è sembrato interessante che sia stata dimostrata l’incapacità di governare dei politici islamisti.
A questo proposito Najet ha raccontato che all’inizio della rivoluzione egiziana si poteva tracciare una quasi identificazione fra le donne velate e gli islamisti da una parte e fra le donne non velate e i gruppi laici dall’altra, ma quando sono partite le manifestazioni per cacciare gli islamisti dal governo, ad esse hanno aderito molte persone che li avevano votati e poi hanno cambiato idea, dicendo in sostanza: ci hanno promesso cose che non hanno mantenuto, adesso noi rifiutiamo questi governanti. Questa valutazione, esplicita in Egitto, vale anche per la Tunisia.
Restando in Egitto e continuando a parlare delle donne, Najet ci riferisce di aver visto in televisione una manifestazione guidata da una donna velata che lanciava slogan alle molte donne non velate che la seguivano auspicando “che Dio ci sbarazzi dagli islamisti”, accusandoli di essere “ipocriti, bugiardi, incapaci”.
Non molto diversa la situazione in Tunisia, dove, nell’ambito della battaglia sul testo della nuova Costituzione, è in corso dalla fine del Ramadan (da 2 mesi) un sit in davanti all’Assemblea, che è proseguito fino a oggi.
Il sit in è stato promosso da un gruppo di deputate, che si sono “ritirate” dal parlamento (ritirate e non dimesse, per non essere sostituite da altre subalterne al potere religioso) e ha coagulato manifestazioni, che sono arrivate a raggruppare (una volta) 450.000 persone.
In tutte queste manifestazioni le donne sono state molto presenti, anche donne anziane, o vecchie (90 anni), uscite di casa per questo.
Dopo un riepilogo (fatto in parte da Graziella)  sugli eventi dell’ultimo anno, che ha visto le elezioni del 23 ottobre con la vittoria degli islamisti e la loro promessa di un’apertura, poi rinnegata per un approccio al potere più assoluto e spregiudicato, due assassini politici (Chokri Belaid e Mohamed Brahmi, membri del principale partito di opposizione, uccisi con le stesse modalità), una manifestazione promossa dalla moglie di Chokri e tre manifestazioni, nel mese di agosto, tutte sulla Costituzione, Najet afferma che l’attuale testo della Carta (siamo alla 4.a bozza) non è male, anche se dopo l’inserimento di alcuni articoli sui diritti di donne e uomini è stato inserito l’articolo 141 (ora in via di emendamento) che sostanzialmente dice che tutto il contenuto degli articoli precedenti non deve essere in contraddizione con i principi dell’Islam,  altrimenti viene rimesso in discussione.
Graziella aggiunge, fra le cose positive, che sul terreno del governo locale è stato inserito il principio che le decisioni vanno applicate “adottando gli strumenti della democrazia partecipativa”, onde assicurare la più ampia partecipazione dei cittadini e della società civile.
In tutto questo contesto è interessante il fatto che l’opposizione sta cercando una donna da opporre al leader degli islamisti. La futura candidata premier sarebbe la presidente del sindacato degli imprenditori, che dovrebbe porsi anche l’obiettivo di “raddrizzare” l’economia.
L’ultima parte dell’incontro è stato dedicato al caso Amina, sul quale nell’incontro di luglio c’erano probabilmente state delle incomprensioni: a molte delle presenti era sembrato che il giudizio di Najet sul suo gesto fosse stato troppo duro e negativo.
Najet è partita dalla rottura fra Amina e le Femen, che durante una manifestazione avrebbero utilizzato slogan anti islamisti. Successivamente, in un articolo molto violento della presidente di Femen, sarebbero stati contenuti, secondo Amina, giudizi violenti contro l’Islam. Amina ha scritto alla direttrice della rivista che aveva pubblicato l’articolo muovendo ad esso un’accusa di razzismo, ed affermando che Femen lotta per la liberazione delle donne, senza bisogno di attaccare le religioni. Dopo aver scritto questo Amina si è allontanata dalle Femen.
Dopo la carcerazione, uscendo di prigione, Amina si è poi scusata con i tunisini, dicendo di essere consapevole di averli scioccati.
Najet racconta anche la vicenda dell’arresto: secondo lei l’intervento della polizia si giustifica per il fatto che Amina era intervenuta a un meeting di islamisti jihadisti che era stato proibito. Quelli che si erano raccolti comunque erano esasperati dalla proibizione, e Amina, che aveva scritto Femen sul muro del cimitero, era in una situazione di grave rischio. Quindi l’intervento è stato la risposta a una provocazione che esprimeva una volontà di creare disordine e di mettere a repentaglio la sicurezza.




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