mercoledì 5 marzo 2014


lunedì 24 febbraio 2014

Iniziative nelle case del popolo


mercoledì 29 gennaio 2014

Treno della Libertà




Testo scritto da alcune donne di Pistoia per l'iniziativa dell'1 febbraio davanti al consolato spagnolo. 
L'aria è quella di “Bella ciao”
O Donna ciao!

Una mattina mi son svegliata,
o donna, ciao! donna, ciao! donna, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliata
e ho trovato  i  pro-life.
Devo fuggire, andare via,
o donna, ciao! donna, ciao! donna, ciao, ciao, ciao!
Devo fuggire, andare via,
ché ho paura di morir.
E se io muoio, per un aborto,
o donna, ciao! donna, ciao! donna, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio, per un aborto,
i pro-life  ringrazierò.
Perché abortire, da clandestina,
o donna, ciao! donna, ciao! donna, ciao, ciao, ciao!
Perché abortire, da clandestina,
è una vera crudeltà.
Muore la donna, che non ha scelta
o donna, ciao! donna, ciao! donna, ciao, ciao, ciao!
Muore la donna, che non ha scelta
E viene uccisa dai pro-life.

martedì 14 gennaio 2014

Per un'altra Europa, laica e dei diritti




Comunicato stampa

“Per un’altra Europa, laica e dei diritti”: si intitola così l’appello alla mobilitazione e alla costruzione di una rete europea di donne che parte da Firenze e che si propone di chiamare WOMENAREUROPE. L’appello ha cominciato a girare in rete e ha già raccolto molte adesioni.
Le informazioni per aderire sono su facebook  https://www.facebook.com/womenareurope o sul blog http://womenareurope.wordpress.com/, il modulo per l’adesione si trova all’indirizzo http://goo.gl/EFgIQ3.
Dopo che il Parlamento europeo ha bocciato la risoluzione Estrela, che sollecitava gli stati dell'Unione a sviluppare una legislazione che permettesse ad ogni persona di vivere liberamente la propria  sessualità e di decidere  se interrompere la  gravidanza senza alcun rischio, dopo che il governo spagnolo ha approvato una proposta di legge che riduce le possibilità di interruzione volontaria della gravidanza, si è sentita da parte di numerose donne,  singole e associate, l’esigenza di reagire.
Ricordando la frase con cui si apriva una manifestazione nazionale di quasi vent’anni fa (Roma, 3 giugno 1995), affermiamo che sulla maternità alle donne spetta “La prima parola e l’ultima”.
La rete che si sta costruendo pone l’accento sulla laicità e sui diritti, con la convinzione che la possibilità di scelta in materia di sessualità e di orientamento sessuale  sia qualcosa che non riguarda solo le donne,  ma costituisca un indicatore di libertà per tutte e tutti.  Propone quindi alle donne europee  di avviare iniziative destinate a sfociare in una manifestazione per il prossimo 8 marzo.

Ringraziamo Anarkikka per averci regalato un bellissimo logo.

13 gennaio 2014

Per aderire: http://goo.gl/EFgIQ3

Se un attacco è a livello europeo, europea deve essere anche la reazione



Se un attacco è a livello europeo, europea deve essere anche la reazione.

WOMENAREUROPE

Con un nome che è veramente tutto un programma parte da Firenze una campagna ambiziosa.
Di fronte alla bocciatura della risoluzione Estrela da parte del Parlamento Europeo e alla proposta di legge del governo spagnolo per la riduzione delle possibilità di interruzione volontaria della gravidanza e di fronte ai crescenti attacchi in Italia alla legge 194, si è sentita da parte di alcune associazioni di donne l’esigenza di mobilitarsi, per una risposta all’altezza del problema.

Il primo atto è stata la redazione di un appello “Per un’altra Europa, laica e dei diritti” con l’invito a  costruire una rete europea delle donne. L’appello ha cominciato a girare in rete: le informazioni per aderire sono su facebook https://www.facebook.com/womenareurope o sul blog http://womenareurope.wordpress.com/, il modulo per l’adesione all’indirizzo http://goo.gl/EFgIQ3.
Al cuore della proposta l’accento sulla laicità, connotato che si ritiene essenziale per l’Europa politica, che deve ancora nascere, e sui diritti, non solo delle donne. Dal punto di vista organizzativo la proposta è quella di una rete di donne, e di una mobilitazione europea per il prossimo 8 marzo.
Le risposte sono state tante, individuali e collettive.
Nello stesso periodo in Spagna ci sono state le prime manifestazioni e sono comparsi in rete altri appelli alla mobilitazione. Con alcune di queste realtà sono già avviati i contatti.
Certo, la maggior parte delle donne sono lucidamente consapevoli che essere periodicamente costrette a difendere la legge sull’aborto, in nome dell’autodeterminazione è oggettivamente un arretramento. Per questo le donne firmatarie e aderenti all’appello “Per un’altra Europa…”ritengono che in un quadro di laicità e di diritti si deve parlare di una più ampia libertà di scelta, che coinvolga tutte le scelte affettive e sessuali, tutte le scelte di vita.
Inevitabile per chi scrive il ricordo di un’iniziativa analoga, quella del 3 giugno 1995, che per iniziativa congiunta del Paese delle Donne e del gruppo romano “Virginia Woolf” promosse una grande manifestazione nazionale a Piazza di Siena, a Roma. Alla testa del corteo due striscioni da leggere in sequenza: “La prima parola e l’ultima”-“ Voci diverse a dirla”. La prima frase era il titolo di un documento del “Virginia Woolf” che entrando nel merito dell’argomento ricorrente, da parte di uomini politici e non, che chiedeva un coinvolgimento maschile nella decisione sull’interruzione di gravidanza, affermava appunto che alla donna spetta la prima e l’ultima parola e che la parola maschile ha un senso nello spazio intermedio, nel dialogo della coppia, se c’è dialogo e se c’è coppia. La seconda frase sottolineava come sul tema andassero nominate e rispettate le differenze fra donne e che il punto unificante era ancora una volta la difesa dell’autodeterminazione e della libertà. Questo approccio è ancora valido oggi.
Il gruppo di donne che oggi promuove la mobilitazione non intende attribuirsi la maternità dell’iniziativa, ma vuole impegnarsi in un processo più ampio (la rete e la manifestazione) con due punti fermi:
si può aderire come donne singole o associazioni, non come partiti o istituzioni;
vogliamo restare semplicemente in rete, non mettere in piedi una nuova organizzazione con gruppi territoriali: la vera sfida è avere un obbiettivo comune, stare insieme pur mantenendo le differenze.
La cadenza dell’8 marzo non è così lontana come potrebbe sembrare. Abbiamo detto che in Spagna e in Francia ci sono già iniziative in atto o in programma e anche in Italia non mancheranno occasioni per cominciare a dare visibilità alla rete: forse basterebbe continuare con le iniziative che (purtroppo) abbiamo avviato anche recentemente in difesa della 194 sottoposta costantemente ad attacchi, primo fra tutti quello dovuto a un interpretazione estensiva e discutibile dell’obiezione di coscienza.

Anna Picciolini, fonte: Il paese delle donne

sabato 28 dicembre 2013

Spagna: si potrà di nuovo morire di aborto


In Spagna il Governo di destra del premier Rajoy ha approvato un disegno di legge che cancella il diritto di scelta delle donne in materia di aborto e riporta il paese indietro di  quasi trent'anni, quando l'interruzione di gravidanza era prevista solo in 3 casi: stupro, malformazione del feto e rischio per la salute della madre. Anzi, si va oltre perché, secondo la nuova normativa, la malformazione del feto può giustificare l'aborto solo nel caso che comporti un rischio concreto per la vita del nascituro.
Si tratta di un atto gravissimo, che, appena confermato dal Parlamento, dove la destra ha una maggioranza schiacciante, porterà ad un ritorno massiccio dell'aborto clandestino, con tutti i rischi per la salute e la vita delle donne che ciò comporta. Le donne che hanno meno possibilità economiche torneranno a rischiare di morire d'aborto e le altre saranno costrette ad andare all'estero per interrompere la gravidanza.
Tutto questo ci riguarda molto da vicino, non solo per la naturale solidarietà con le donne spagnole, di cui viene così calpestato un diritto faticosamente conquistato, ma anche perché quanto accade oggi in Spagna potrebbe avvenire pure in Italia, dove l'attacco alla legge 194 è costante a causa dell'aumento progressivo di un'obiezione di coscienza sempre più diffusa e selvaggia.
Senza considerare che l'ingerenza della Chiesa nel determinare le politiche dei governi italiani non è certo inferiore a quella che si riscontra nel paese iberico.
E' necessaria una mobilitazione di carattere europeo per contrastare l'arretramento spagnolo in tema di diritti civili, una mobilitazione che coinvolga tutte le realtà culturali, sociali, politiche laiche e progressiste.
Il prossimo 8 marzo può essere un primo appuntamento che dia piena visibilità a tale mobilitazione.
Per una Spagna, un'Italia, un'Europa in cui siano rispettati i diritti e si affermi pienamente la laicità dello stato.
Libere tutte – Firenze 27 dicembre 2013

lunedì 23 dicembre 2013

Un'altra Europa: quella che non mette in discussione diritti e laicità

Un grave attacco all'autodeterminazione delle donne è venuto nei giorni scorsi dal Parlamento Europeo, che ha bocciato la proposta di risoluzione con cui la parlamentare portoghese Estrela, a sostegno dei diritti delle donne e delle persone LGBTI, sollecitava gli stati membri dell'Unione affinché sviluppassero una legislazione che permettesse ad ogni persona di vivere liberamente la propria  sessualità e di decidere  se interrompere la  gravidanza senza alcun rischio.
La risoluzione proposta era contenuta in una relazione sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi e si presentava come la logica conseguenza di una lunga serie di dichiarazioni e risoluzioni di organismi internazionali in materia.
Determinante per la bocciatura della proposta è stata l’astensione di sette parlamentari del PD.
In Italia, come sappiamo bene, l'applicazione della legge 194 incontra notevoli difficoltà a causa del progressivo aumento dell'obiezione di coscienza del personale sanitario, favorendo il ritorno all'aborto clandestino. Anche in Toscana il servizio di IVG è a rischio.
Contemporaneamente sta crescendo in Europa, ad opera dei vari Movimenti per la vita, una campagna contro l'autodeterminazione delle donne (sono state raccolte 2 milioni di firme sotto un testo che reclama l'abolizione delle leggi che permettono l'aborto), a cui si può certamente collegare la bocciatura, nel Parlamento Europeo, della proposta di risoluzione Estrela.
Si tratta di un arretramento assai pericoloso rispetto alle posizioni laiche e progressiste: sempre di più la politica si dimostra subalterna alla volontà dei poteri religiosi.
Siamo molto preoccupate e riteniamo, di conseguenza, che occorra intervenire con grande energia e con una forte mobilitazione per difendere la 194 e, più in generale, il diritto all'autodeterminazione in materia di orientamento sessuale e di maternità.

Libere tutte – Firenze


19 dicembre 2013

giovedì 21 novembre 2013

25 novembre e dintorni: tutte le iniziative


25 novembre 2013
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Sciopero delle donne. 


Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Vogliamo che questo giorno sia dedicato a una riflessione di tutte e tutti perché desideriamo fermare urgentemente la cultura della violenza. Ogni due giorni una donna muore uccisa da un uomo, quasi sempre un partner o un ex partner. Il 75% delle violenze si consuma in famiglia o in ambito di relazioni sentimentali. La violenza è la prima causa di morte e di invalidità per le donne fra i 16 e i 44 anni. Una donna su tre ha subito violenza.

La violenza ha le sue radici in uno squilibrio di potere tra i sessi e nel desiderio di controllo e possesso da parte del genere maschile. La violenza è un problema culturale e politico e come tale va affrontato.

Senza risorse economiche è difficile liberarsi dalla violenza: misure repressive e paternalistiche non sono sufficienti.

È necessario che si blocchino i tagli a spese sanitarie e servizi, è necessario garantire il lavoro e la pensione, intervenire con programmi di educazione alla sessualità e alle relazioni sentimentali e, soprattutto, garantire sempre l’autodeterminazione delle donne, la dignità della vita e la libertà dalla violenza.

È necessario che rientri nelle agende politiche, a livello nazionale e locale, un piano preciso di azione che contrasti il fenomeno della violenza maschile nei confronti delle donne: un piano di azione che individui interventi e risorse finanziarie definite e chiare, dando, fra l'altro, attuazione a quanto previsto dalla legge 119/2013 sul trasferimento dei fondi alle regioni e sulla loro destinazione, e cioè il finanziamento delle azioni contro la violenza e dei centri antiviolenza che da anni forniscono sostegno e protezione alle donne vittime di violenza.

Noi scioperiamo per dire basta a tutto questo, perché venga riconosciuta l’importanza del ruolo che le donne svolgono nell'immenso lavoro di educazione, di assistenza, di cura e soprattutto perché venga riconosciuta la necessità di una distribuzione paritaria ed equa fra i generi di questo stesso lavoro che, di contro, ora grava quasi esclusivamente sul genere femminile.

Scioperiamo e invitiamo tutte e tutti a esporre un segno, un filo rosso, una sciarpa, una spilla o un drappo alla finestra.

Artemisia, Coordinamento contro la violenza e sessismo, Coordinamento difesa 194, CGIL Toscana,
Il Giardino dei ciliegi, Libera Toscana, Libere Tutte Firenze, Collettivo Intersexioni, LeMusiquorum, Se Non Ora Quando Firenze
.

Ecco  le iniziative che si terranno in questi giorni al quale invitiamo a partecipare

20 novembre ore 12.00, piazza della Signoria, davanti alla fontana del Biancone, flash-mob promosso da Cesvot: creeremo dei cerchi concentrici che ruotano l'uno in senso opposto all'altro indossando qualcosa di rosso (scarpe, sciarpe, foulard, giacche, accessori, ecc…)

23 novembre ore 9.00, Palazzo Vecchio, "No al femminicidio, il volontariato fiorentino contro la violenza sulle donne. Il volontariato fiorentino contro la violenza sulle donne" Interverranno al convegno anche le  associazioni Artemisia, Coordinamento contro violenza di genere e sessismo, Il Giardino dei ciliegi, Intersexioni, Ireos, Le Mafalde, LeMusiquorum, Libere tutte, Nosotras, Se non ora quando

24 novembre ore 18.00, palestra di San Niccolò, "Per l’eliminazione di ogni violenza contro le donne: riflessione a più linguaggi".

25 novembreSciopero delle Donne (www.scioperodelledonne.it)
 e si invita  tutte e tutti a esporre un segno, un filo rosso, una spilla o un drappo alla finestra. Inoltre:
 
ore 11.00/12.00, piazza Santa Croce, SCARPE ROSSE, iniziativa promossa dallo SPI CGIL. Verranno letti dei brani   elencando le donne vittime di femminicidio del 2013;

ore 17/18.30, Biblioteca di Scandicci, incontro aperto sul tema della violenza di genere e del femminicidio.
 
ore 21.00, Teatro dell'Affratellamento, verrà rappresentato il testo teatrale "Garage".

Vi aspettiamo numerose e numerosi
 

Libere tutte

martedì 29 ottobre 2013

Sul regolamento di polizia mortuaria approvato dal Consiglio Comunale di Firenze

E' stato approvato in Consiglio Comunale il nuovo regolamento dei cimiteri che aveva suscitato, oltre un anno fa, un'accesa discussione ed aveva visto gli interventi delle associazioni di donne, tutti contrari alla proposta della Giunta, con cui veniva introdotto uno spazio cimiteriale apposito per i feti.
Ciò aveva dato luogo ad una pausa di riflessione.
Rileviamo che, se da un lato tale pausa è servita a espellere dal testo proposto dalla Giunta la citazione esplicita dello spazio cimiteriale destinato a “prodotti abortivi e prodotti del concepimento”, resta il fatto che la sepoltura dei feti, a cui un comma del regolamento comunque si riferisce, viene istituzionalizzata.
Rimane quindi un forte elemento simbolico che prelude al riconoscimento dei feti come persone e tende a colpevolizzare le donne che intendono interrompere una gravidanza.
La legge già prevede che chi vuol procedere alla sepoltura del feto lo possa fare.
Ogni sottolineatura regolamentare di tale possibilità non può che assumere un valore simbolico: un chiaro attacco alla legge 194.
Per questo riteniamo sbagliata la decisione assunta dal Consiglio comunale e riaffermiamo la nostra volontà di difendere con forza la legge 194, l'autodeterminazione delle donne, la laicità delle istituzioni.


Libere tutte, Il Giardino dei ciliegi, LeMusiquorum, Il Laboratorio per la laicità, Se non ora quando – Firenze, Coordinamento difesa 194, Intersexioni, Coordinamento contro la violenza di genere e il sessismo, Ireos

29 ottobre 2013

mercoledì 16 ottobre 2013

Lettera a Giusi Nicolini, Sindaca di Lampedusa


Cara Giusi, come era purtroppo facile prevedere, anche in base alle vostre esperienze degli anni passati la tragedia di chi muore nelle acque di Lampedusa, cercando di arrivare in Europa, continua.

Credo che in questo momento la cittadinanza di Lampedusa non chieda soltanto solidarietà e vicinanza. Al riconoscimento della vostra generosità si deve associare una risposta più politica: la messa in discussione della legge Bossi Fini e in particolare la cancellazione del reato di immigrazione clandestina, che in situazioni come quella che state vivendo accomuna chi è salvato e chi salva nella categoria di “indiziati di reato”.

Questa risposta politica la dovrebbe dare il Parlamento, se chi ne fa parte sapesse andare oltre la supina acquiescenza ai sondaggi, che talvolta registrano solo i lati oscuri della nostra cultura e della nostra storia.

Alla presidente della Camera Laura Boldrini e alla ministra dell’Integrazione Cécile Kyenge, dobbiamo dire di alzare le loro pretese e chiedere con forza la cancellazione della vergogna del decreto legge sulla “sicurezza”, dei CIE e dell’intera Bossi-Fini. Non permettano che la loro autorevole esperienza di donne venga neutralizzata dai partiti al Governo e in Parlamento, in nome della “stabilità”.

Noi siamo una piccola associazione di donne di Firenze, ma vi diamo tutta la nostra disponibilità, anche da lontano, a mobilitarci per questa come per altre lotte in difesa dei diritti di donne e uomini.

Un abbraccio, Libere Tutte - Firenze

mercoledì 9 ottobre 2013

La Via Maestra

Dall’appello “La via maestra”:
"…La difesa della Costituzione è …  innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente... Non è la difesa d’un passato che non può ritornare, ma un programma per un futuro da costruire in Italia e in Europa"
Noi, che in quel passato abbiamo avuto troppo spesso ruoli subalterni dai quali ci siamo affrancate con il lavoro di generazioni di donne, e che vogliamo essere protagoniste del nostro presente e del futuro di tutte e di tutti, aderiamo alla manifestazione del 12 ottobre a Roma con questo spirito e con questo desiderio:
che i diritti definiti nella Costituzione e garantiti da leggi frutto delle lotte di uomini e donne non siano cancellati in nome delle compatibilità economiche e di una crisi usata strumentalmente;
che la politica ritrovi il senso di partecipazione al governo della cosa pubblica, non ridotto a mera amministrazione, ma finalizzato a dare risposte efficaci a bisogni di donne e uomini;
che il lavoro di cura che le  donne svolgono - segno di contraddizione rispetto al lavoro retribuito per il mercato -  sia considerato a tutti gli effetti parte integrante di quel lavoro su cui la Repubblica italiana si dice fondata;
che la libertà di tutte e di tutti comprenda l’autodeterminazione delle persone nei momenti cruciali dell’esistenza (maternità, malattia, morte), per affermare la quale le donne si sono impegnate;
che nello spazio pubblico sia riconosciuta la presenza delle donne, senza le quali gli spazi privati sarebbero invivibili e che negli spazi comuni ormai da tanto tempo portano le loro competenze, il loro senso di responsabilità, i loro desideri e le loro passioni;
che la Costituzione non sia manomessa e stravolta, ma sia attuata tenendo conto di tutto questo.


Libere Tutte
Il Giardino dei Ciliegi

SNOQ Firenze

martedì 8 ottobre 2013

Appello e presidio per cambiare le politiche migratorie che causano tragedie

Disumane politiche dei rifiuti e dei respingimenti negli ultimi vent'anni hanno causato la morte di circa 20.000 persone, donne, uomini, bambini, bambine. Di nuovo, sulle coste di Lampedusa, l'ennesimo naufragio. Centinaia di corpi sono ancora in mare o nelle bare dell'hangar dell'aeroporto. I superstiti, tra cui almeno 40 "minori non accompagnati", sono ammassati sulla piccola isola anch'essa stremata dall' "emergenza" che si ripete da decenni. 
Insieme al dolore per le tante morti, alle condoglianze, alla solidarietà con i migranti, le migranti e le loro famiglie, e con la sindaca di Lampedusa, chiediamo che il governo italiano modifichi le norme che regolano le politiche migratorie e che l'Europa apra corridoi umanitari per proteggere chi sfugge dalle guerre e dalle persecuzioni.
Aderiamo all'appello per l'apertura di un canale umanitario fino all'Europa per il diritto d'asilo europeo  (http://www.meltingpot.org/Appello-per-l-apertura-di-un-canale-umanitario-fino-all) e invitiamo tutte/i a firmare
Aderiamo al presidio contro il reato di clandestinità e per la libera circolazione delle persone davanti alla Prefettura di Firenze giovedi 10 ottobre alle ore 17 e invitiamo tutt/i a partecipare
LibereTutte, Firenze

lunedì 7 ottobre 2013

Assemblea pubblica il 9 ottobre a Borgo San Lorenzo per l'applicazione della 194


    Coordinamento difesa 194
       Assemblea Pubblica Mercoledì 9 Ottobre 2013 ore 21.15

 Saletta comunale “Pio La Torre”

Comune di Borgo San Lorenzo - Piazza Dante, 2 

Accessibilità, applicazione della L194 e obiezione di coscienza. Diritto delle donne all'autodeterminazione, laicità dello stato e ipotesi organizzative nel territorio del Mugello


Interverranno:

Tatiana Bertini Coordinamentodifesa194

Maurizio Romani Senatore 5s


Monica Sgherri Consigliera Regionale Fds-Verdi

Daniela Lastri Consigliera Regionale Pd

Mauro Romanelli Consigliere Regionale Sel

Stefania La Rosa SNOQ Firenze

Luisa Petrucci Libere Tutte

Grazia Innocenti Coordinamentodifesa194

Paola Sabatini Cub-Sanità

Coordina la serata Daniela Vangieri Fds-Verdi

giovedì 3 ottobre 2013

La bocciatura della mozione sulla 194 in Consiglio Regionale: un atto gravissimo

COMUNICATO STAMPA  - 3 ottobre 2013

Un gravissimo atto del Consiglio Regionale Toscano contro le donne
Il Consiglio regionale toscano ha bocciato, incredibilmente, a causa di inspiegabili voti contrari e di numerose assenze, una mozione che chiedeva la piena applicazione di una legge dello stato la legge 194/78, con particolare riferimento all'articolo 9, quello che assegna alle Regioni compiti di monitoraggio e garanzia dell'attuazione della legge (“...La Regione ne controlla e garantisce l'attuazione anche attraverso la mobilità del personale ...”).
La bocciatura è grave: dà un segnale molto negativo di arretramento nei confronti dei diritti delle donne e contraddice un metodo di lavoro, costruito nel tempo, che si basa sul rapporto fra le elette e gli eletti e le varie realtà della società civile.
Eravamo arrivate infatti alla mozione, attraverso un lavoro di confronto, di elaborazione comune, di mediazione fra consigliere e rappresentanti delle associazioni delle donne.
Il voto del Consiglio ha spazzato via, nello stesso tempo, i contenuti della mozione, che chiedeva, soprattutto, che in ogni struttura fosse garantita l'attuazione della 194, ed una modalità di rapporto fra istituzioni e cittadine/i basato sulla partecipazione.
Per far sì che tutto questo non rappresenti un macigno sul percorso dell'affermazione dei diritti delle donne e dello sviluppo della democrazia partecipativa, la Regione deve realizzare, al più presto degli atti concreti per la piena attuazione della 194. Occorre prima di tutto avviare quel Tavolo regionale con la partecipazione delle associazioni delle donne, per cui si erano già impegnati l'Assessore Marroni ed il Presidente della Commissione Sanità Remaschi e che sarebbe dovuto partire nel luglio scorso.
E' necessario che sia lo stesso Presidente Enrico Rossi a farsi garante della applicazione di una legge dello stato e della ripresa di un cammino comune fra l'istituzione regionale ed il movimento delle donne.

Libere tutte - Firenze

mercoledì 2 ottobre 2013

"Fate qualcosa", appello delle donne valsusine

Libere Tutte aderisce all'appello delle Donne in Movimento Valle Susa, riconoscendo la validità di un metodo ed auspicando la riuscita di una lotta che ha prodotto nel tempo una crescita collettiva, valore prezioso che attualmente si vuole svilire riducendolo al frutto di un "problema" da affrontarsi militarmente.

Fate qualcosa.
La rete di persone che in questi lunghissimi anni è stata tessuta in Italia e anche all’estero si fa viva con telefonate, e-mail, sms per chiedere che si faccia qualcosa (con urgenza), che ci si materializzi per cercare di arginare la valanga di fango che scientificamente orchestrata tenta di sommergerci. (Fate qualcosa). Ma come, ancora? Pensavamo di aver fatto e detto/di tutto. Cos’altro ci dobbiamo ancora inventare? Strano come questa domanda rappresenti bene il quotidiano femminile (domanda storica). Sempre pronte ad interrogarci a inizio come a fine giornata: Ho dimenticato qualcosa? E’ tutto a posto? Ho fatto tutto? (come sempre e sempre di più delegate a coprire le mancanze dello stato sociale).
Questa volta in ballo c’è la difesa di un grande movimento popolare, di più, c’è una storia di oltre vent’anni dove ogni giorno è stato vissuto con intensità. Migliaia di persone quotidianamente hanno contribuito a renderla concreta mettendoci la faccia, portando idee, rendendosi disponibili, finanziandola. Una lotta, un’esperienza di territorio che molti non esitano a definire unica e che è partita e ha messo le sue basi non su un preconcetto ideologico ma studiando i progetti, i flussi di merci, l’impatto ambientale, i costi, verificando sul campo i dati in possesso. Negli anni è cresciuta anche la consapevolezza di avere fra le mani, di veder crescere qualche cosa che va oltre la semplice opposizione ad una grande opera inutile e devastante. Un modello di presa di coscienza collettiva che difficilmente può retrocedere, anzi, si allarga assumendo in sé tutti i temi più attuali: dal lavoro, ai servizi, alla sanità ecc. Partecipando e interrogandosi sempre.
Come ora. Ci si interroga sui fatti accaduti, sul significato che tutto questo assume, è un clima pesante, opprimente e sentiamo soprattutto ingiusto. E’ tale la violenza del linguaggio usato, la sproporzione dei racconti sui fatti realmente accaduti che vengono a mancare le parole per spiegare ai nostri figli increduli (e smarriti). Vediamo e sentiamo raccontare da giornali e Tv una storia che Non ci appartiene. Non siamo un problema di ordine pubblico, siamo una risorsa per questo Paese, siamo una risorsa perché in tutti questi anni il movimento è diventato una comunità critica, consapevole, che sa scegliere. E’ questo che fa paura?
Rivendichiamo il diritto alla partecipazione e alla gestione della cosa pubblica nel rispetto del bene comune e della volontà della popolazione.
Fate qualcosa, ci chiedono da tutte le parti.
Possiamo per esempio fare due conti (siamo abituate a far quadrare bilanci), e dunque siamo consapevoli dello spreco enorme di denaro pubblico sia per l’opera e sia per la badanza armata all’opera. E’ evidente che le dichiarazioni dei ministri che si dicono pronti a sborsare laute ricompense facciano venire l’acquolina in bocca a molti: imprenditori avvezzi a trafficare con fatture false, giri strani, fallimenti e nuove società a scatole cinesi. A chi ha sperato di guadagnare dalle olimpiadi costruendo mega hotel (che neppure in riviera potrebbero trovare clientele tali da soddisfare centinaia di posti letto), ed ora non ha gli occhi per piangere fa tanto comodo buttare la croce addosso ai notav e invocare lo stato di crisi sperando nelle compensazioni.
Chiediamo alle donne (e però non solo alle donne), di prendere parola su quello che sta succedendo.
Conosciamo direttamente sulla nostra pelle la violenza, per questo la rifiutiamo, per questo deve fermarsi lo stupro della nostra valle, e deve finire l’autoritarismo militare su un intero territorio.
Fate qualcosa. Ci verrebbe da ribaltare la domanda e dire noi a voi: fate qualcosa.
Aiutateci ad impedire lo stato di polizia permanente in cui ci vogliono far vivere.
Fate qualcosa per denunciare questa campagna di stampa (che non si pone domande, non fa distinzioni, non esamina fatti e cose decisamente incongruenti che pure sono sotto gli occhi di tutti).
Fate qualcosa perché la storia di un movimento popolare come il nostro non venga liquidata manu militari fra le carte di una procura.
Stiamo resistendo perché vogliamo andare avanti, vogliamo vivere in pace nella nostra valle, vogliamo raccogliere i frutti di oltre vent’anni di crescita collettiva su tutte le questioni a noi care: il futuro delle prossime generazioni, le risorse del nostro territorio, intervenendo per risparmiarlo, risanarlo, non per rapinarlo; mettendo a disposizione le nostre capacità come alternativa al consumo dissennato e per un uso responsabile e consapevole delle risorse. Vogliamo riappropriarci del nostro tempo per partecipare alla gestione e alla cura della nostra comunità. Liberarci dal tav.
Donne in Movimento Valle di Susa
(per il gruppo DIM Annamaria, Chiara, Daniela, Doriana, Ermelinda, Patrizia, Paola, Rita ecc ) 21 settembre 2013
Le Donne in Movimento invitano anche a partecipare domenica 6 ottobre alle ore 15.00 al presidio di San Giuliano di Susa dove si terrà un incontro per preparare l’iniziativa di fine novembre: VIOLENZA SULLE DONNE- VIOLENZA SULLA TERRA.