lunedì 24 febbraio 2014
mercoledì 29 gennaio 2014
Treno della Libertà
Testo scritto da alcune donne di Pistoia per l'iniziativa
dell'1 febbraio davanti al consolato spagnolo.
L'aria è quella di “Bella ciao”
O Donna ciao!
Una mattina mi son svegliata,
o donna, ciao! donna, ciao! donna, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliata
e ho trovato i pro-life.
Devo fuggire, andare via,
o donna, ciao! donna, ciao! donna, ciao, ciao, ciao!
Devo fuggire, andare via,
ché ho paura di morir.
E se io muoio, per un aborto,
o donna, ciao! donna, ciao! donna, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio, per un aborto,
i pro-life ringrazierò.
Perché abortire, da clandestina,
o donna, ciao! donna, ciao! donna, ciao, ciao, ciao!
Perché abortire, da clandestina,
è una vera crudeltà.
Muore la donna, che non ha scelta
o donna, ciao! donna, ciao! donna, ciao, ciao, ciao!
E viene uccisa dai pro-life.
martedì 14 gennaio 2014
Per un'altra Europa, laica e dei diritti
Comunicato stampa
“Per un’altra Europa, laica e dei
diritti”: si intitola così l’appello
alla mobilitazione e alla costruzione di una rete europea di donne che parte da
Firenze e che si propone di chiamare WOMENAREUROPE.
L’appello ha cominciato a girare in rete e ha già raccolto molte adesioni.
Le
informazioni per aderire sono su facebook
https://www.facebook.com/womenareurope o sul blog http://womenareurope.wordpress.com/, il modulo per l’adesione si trova all’indirizzo http://goo.gl/EFgIQ3.
Dopo
che il Parlamento europeo ha bocciato la risoluzione Estrela, che sollecitava gli stati dell'Unione
a sviluppare una legislazione che permettesse ad ogni persona di vivere
liberamente la propria sessualità e di decidere se interrompere
la gravidanza senza alcun rischio, dopo che il governo spagnolo ha
approvato una proposta di legge che riduce le possibilità di interruzione
volontaria della gravidanza, si è sentita da parte di numerose donne, singole e associate, l’esigenza di reagire.
Ricordando
la frase con cui si apriva una manifestazione nazionale di quasi vent’anni fa
(Roma, 3 giugno 1995), affermiamo che sulla maternità alle donne spetta “La
prima parola e l’ultima”.
La rete
che si sta costruendo pone l’accento sulla laicità e sui diritti, con la
convinzione che la possibilità di scelta in materia di sessualità e di
orientamento sessuale sia qualcosa che
non riguarda solo le donne, ma
costituisca un indicatore di libertà per tutte e tutti. Propone quindi alle donne europee di avviare iniziative destinate a sfociare in
una manifestazione per il prossimo 8 marzo.
Ringraziamo Anarkikka per averci regalato un
bellissimo logo.
13
gennaio 2014
Se un attacco è a livello europeo, europea deve essere anche la reazione
Se un attacco è a livello europeo, europea deve essere anche
la reazione.
WOMENAREUROPE
Con un nome che è veramente tutto un programma parte da
Firenze una campagna ambiziosa.
Di fronte alla bocciatura della risoluzione Estrela da parte
del Parlamento Europeo e alla proposta di legge del governo spagnolo per la
riduzione delle possibilità di interruzione volontaria della gravidanza e di
fronte ai crescenti attacchi in Italia alla legge 194, si è sentita da parte di
alcune associazioni di donne l’esigenza di mobilitarsi, per una risposta
all’altezza del problema.
Il primo atto è stata la redazione di un appello “Per
un’altra Europa, laica e dei diritti” con l’invito a costruire una rete europea delle donne.
L’appello ha cominciato a girare in rete: le informazioni per aderire sono su
facebook https://www.facebook.com/womenareurope o sul blog http://womenareurope.wordpress.com/, il modulo per l’adesione
all’indirizzo http://goo.gl/EFgIQ3.
Al cuore
della proposta l’accento sulla laicità, connotato che si ritiene essenziale per
l’Europa politica, che deve ancora nascere, e sui diritti, non solo delle
donne. Dal punto di vista organizzativo la proposta è quella di una rete di
donne, e di una mobilitazione europea per il prossimo 8 marzo.
Le risposte
sono state tante, individuali e collettive.
Nello
stesso periodo in Spagna ci sono state le prime manifestazioni e sono comparsi
in rete altri appelli alla mobilitazione. Con alcune di queste realtà sono già
avviati i contatti.
Certo, la
maggior parte delle donne sono lucidamente consapevoli che essere
periodicamente costrette a difendere la legge sull’aborto, in nome
dell’autodeterminazione è oggettivamente un arretramento. Per questo le donne
firmatarie e aderenti all’appello “Per un’altra Europa…”ritengono che in un
quadro di laicità e di diritti si deve parlare di una più ampia libertà di
scelta, che coinvolga tutte le scelte affettive e sessuali, tutte le scelte di
vita.
Inevitabile
per chi scrive il ricordo di un’iniziativa analoga, quella del 3 giugno 1995,
che per iniziativa congiunta del Paese delle Donne e del gruppo romano
“Virginia Woolf” promosse una grande manifestazione nazionale a Piazza di
Siena, a Roma. Alla testa del corteo due striscioni da leggere in sequenza: “La
prima parola e l’ultima”-“ Voci diverse a dirla”. La prima frase era il titolo
di un documento del “Virginia Woolf” che entrando nel merito dell’argomento
ricorrente, da parte di uomini politici e non, che chiedeva un coinvolgimento
maschile nella decisione sull’interruzione di gravidanza, affermava appunto che
alla donna spetta la prima e l’ultima parola e che la parola maschile ha un
senso nello spazio intermedio, nel dialogo della coppia, se c’è dialogo e se c’è
coppia. La seconda frase sottolineava come sul tema andassero nominate e
rispettate le differenze fra donne e che il punto unificante era ancora una
volta la difesa dell’autodeterminazione e della libertà. Questo approccio è
ancora valido oggi.
Il gruppo di donne che
oggi promuove la mobilitazione non intende attribuirsi la maternità
dell’iniziativa, ma vuole impegnarsi in un processo più ampio (la rete e la
manifestazione) con due punti fermi:
si può aderire come donne singole o associazioni, non come
partiti o istituzioni;
vogliamo restare semplicemente in rete, non mettere in piedi
una nuova organizzazione con gruppi territoriali: la vera sfida è avere un
obbiettivo comune, stare insieme pur mantenendo le differenze.
La cadenza dell’8 marzo non è così lontana come potrebbe
sembrare. Abbiamo detto che in Spagna e in Francia ci sono già iniziative in
atto o in programma e anche in Italia non mancheranno occasioni per cominciare
a dare visibilità alla rete: forse basterebbe continuare con le iniziative che
(purtroppo) abbiamo avviato anche recentemente in difesa della 194 sottoposta
costantemente ad attacchi, primo fra tutti quello dovuto a un interpretazione
estensiva e discutibile dell’obiezione di coscienza.
Anna Picciolini, fonte: Il paese delle donne
sabato 28 dicembre 2013
Spagna: si potrà di nuovo morire di aborto
In Spagna il Governo di destra del premier Rajoy ha approvato un disegno di legge che cancella il diritto di scelta delle donne in materia di aborto e riporta il paese indietro di quasi trent'anni, quando l'interruzione di gravidanza era prevista solo in 3 casi: stupro, malformazione del feto e rischio per la salute della madre. Anzi, si va oltre perché, secondo la nuova normativa, la malformazione del feto può giustificare l'aborto solo nel caso che comporti un rischio concreto per la vita del nascituro.
Si tratta di un atto gravissimo, che, appena confermato dal Parlamento, dove la destra ha una maggioranza schiacciante, porterà ad un ritorno massiccio dell'aborto clandestino, con tutti i rischi per la salute e la vita delle donne che ciò comporta. Le donne che hanno meno possibilità economiche torneranno a rischiare di morire d'aborto e le altre saranno costrette ad andare all'estero per interrompere la gravidanza.
Tutto questo ci riguarda molto da vicino, non solo per la naturale solidarietà con le donne spagnole, di cui viene così calpestato un diritto faticosamente conquistato, ma anche perché quanto accade oggi in Spagna potrebbe avvenire pure in Italia, dove l'attacco alla legge 194 è costante a causa dell'aumento progressivo di un'obiezione di coscienza sempre più diffusa e selvaggia.
Senza considerare che l'ingerenza della Chiesa nel determinare le politiche dei governi italiani non è certo inferiore a quella che si riscontra nel paese iberico.
E' necessaria una mobilitazione di carattere europeo per contrastare l'arretramento spagnolo in tema di diritti civili, una mobilitazione che coinvolga tutte le realtà culturali, sociali, politiche laiche e progressiste.
Il prossimo 8 marzo può essere un primo appuntamento che dia piena visibilità a tale mobilitazione.
Per una Spagna, un'Italia, un'Europa in cui siano rispettati i diritti e si affermi pienamente la laicità dello stato.
Libere tutte – Firenze 27 dicembre 2013
lunedì 23 dicembre 2013
Un'altra Europa: quella che non mette in discussione diritti e laicità
Un
grave attacco all'autodeterminazione delle donne è venuto nei giorni scorsi dal
Parlamento Europeo, che ha bocciato la proposta di risoluzione con cui la
parlamentare portoghese Estrela, a sostegno dei diritti delle donne e delle
persone LGBTI, sollecitava gli stati membri dell'Unione affinché sviluppassero
una legislazione che permettesse ad ogni persona di vivere liberamente la
propria sessualità e di decidere se interrompere la gravidanza senza alcun rischio.
La
risoluzione proposta era contenuta in una relazione sulla salute e i diritti
sessuali e riproduttivi e si presentava come la logica conseguenza di una lunga
serie di dichiarazioni e risoluzioni di organismi internazionali in materia.
Determinante per la
bocciatura della proposta è stata l’astensione di sette parlamentari del PD.
In Italia, come
sappiamo bene, l'applicazione della legge 194 incontra notevoli difficoltà a
causa del progressivo aumento dell'obiezione di coscienza del personale
sanitario, favorendo il ritorno all'aborto clandestino. Anche in Toscana il
servizio di IVG è a rischio.
Contemporaneamente sta
crescendo in Europa, ad opera dei vari Movimenti per la vita, una campagna
contro l'autodeterminazione delle donne (sono state raccolte 2 milioni di firme
sotto un testo che reclama l'abolizione delle leggi che permettono l'aborto), a
cui si può certamente collegare la bocciatura, nel Parlamento Europeo, della
proposta di risoluzione Estrela.
Si
tratta di un arretramento assai pericoloso rispetto alle posizioni laiche e
progressiste: sempre di più la politica si dimostra subalterna alla volontà dei
poteri religiosi.
Siamo
molto preoccupate e riteniamo, di conseguenza, che occorra intervenire con
grande energia e con una forte mobilitazione per difendere la 194 e, più in
generale, il diritto all'autodeterminazione in materia di orientamento sessuale
e di maternità.
Libere
tutte – Firenze
19
dicembre 2013
giovedì 21 novembre 2013
25 novembre e dintorni: tutte le iniziative
25 novembre 2013
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Sciopero delle donne.
Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Vogliamo che questo giorno sia dedicato a una riflessione di tutte e tutti perché desideriamo fermare urgentemente la cultura della violenza. Ogni due giorni una donna muore uccisa da un uomo, quasi sempre un partner o un ex partner. Il 75% delle violenze si consuma in famiglia o in ambito di relazioni sentimentali. La violenza è la prima causa di morte e di invalidità per le donne fra i 16 e i 44 anni. Una donna su tre ha subito violenza.
La violenza ha le sue radici in uno squilibrio di potere tra i sessi e nel desiderio di controllo e possesso da parte del genere maschile. La violenza è un problema culturale e politico e come tale va affrontato.
Senza risorse economiche è difficile liberarsi dalla violenza: misure repressive e paternalistiche non sono sufficienti.
È necessario che si blocchino i tagli a spese sanitarie e servizi, è necessario garantire il lavoro e la pensione, intervenire con programmi di educazione alla sessualità e alle relazioni sentimentali e, soprattutto, garantire sempre l’autodeterminazione delle donne, la dignità della vita e la libertà dalla violenza.
È necessario che rientri nelle agende politiche, a livello nazionale e locale, un piano preciso di azione che contrasti il fenomeno della violenza maschile nei confronti delle donne: un piano di azione che individui interventi e risorse finanziarie definite e chiare, dando, fra l'altro, attuazione a quanto previsto dalla legge 119/2013 sul trasferimento dei fondi alle regioni e sulla loro destinazione, e cioè il finanziamento delle azioni contro la violenza e dei centri antiviolenza che da anni forniscono sostegno e protezione alle donne vittime di violenza.
Noi scioperiamo per dire basta a tutto questo, perché venga riconosciuta l’importanza del ruolo che le donne svolgono nell'immenso lavoro di educazione, di assistenza, di cura e soprattutto perché venga riconosciuta la necessità di una distribuzione paritaria ed equa fra i generi di questo stesso lavoro che, di contro, ora grava quasi esclusivamente sul genere femminile.
Scioperiamo e invitiamo tutte e tutti a esporre un segno, un filo rosso, una sciarpa, una spilla o un drappo alla finestra.
Artemisia, Coordinamento contro la violenza e sessismo, Coordinamento difesa 194, CGIL Toscana,
Il Giardino dei ciliegi, Libera Toscana, Libere Tutte Firenze, Collettivo Intersexioni, LeMusiquorum, Se Non Ora Quando Firenze.
Ecco le iniziative che si terranno in questi giorni al quale invitiamo a partecipare
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Sciopero delle donne.
Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Vogliamo che questo giorno sia dedicato a una riflessione di tutte e tutti perché desideriamo fermare urgentemente la cultura della violenza. Ogni due giorni una donna muore uccisa da un uomo, quasi sempre un partner o un ex partner. Il 75% delle violenze si consuma in famiglia o in ambito di relazioni sentimentali. La violenza è la prima causa di morte e di invalidità per le donne fra i 16 e i 44 anni. Una donna su tre ha subito violenza.
La violenza ha le sue radici in uno squilibrio di potere tra i sessi e nel desiderio di controllo e possesso da parte del genere maschile. La violenza è un problema culturale e politico e come tale va affrontato.
Senza risorse economiche è difficile liberarsi dalla violenza: misure repressive e paternalistiche non sono sufficienti.
È necessario che si blocchino i tagli a spese sanitarie e servizi, è necessario garantire il lavoro e la pensione, intervenire con programmi di educazione alla sessualità e alle relazioni sentimentali e, soprattutto, garantire sempre l’autodeterminazione delle donne, la dignità della vita e la libertà dalla violenza.
È necessario che rientri nelle agende politiche, a livello nazionale e locale, un piano preciso di azione che contrasti il fenomeno della violenza maschile nei confronti delle donne: un piano di azione che individui interventi e risorse finanziarie definite e chiare, dando, fra l'altro, attuazione a quanto previsto dalla legge 119/2013 sul trasferimento dei fondi alle regioni e sulla loro destinazione, e cioè il finanziamento delle azioni contro la violenza e dei centri antiviolenza che da anni forniscono sostegno e protezione alle donne vittime di violenza.
Noi scioperiamo per dire basta a tutto questo, perché venga riconosciuta l’importanza del ruolo che le donne svolgono nell'immenso lavoro di educazione, di assistenza, di cura e soprattutto perché venga riconosciuta la necessità di una distribuzione paritaria ed equa fra i generi di questo stesso lavoro che, di contro, ora grava quasi esclusivamente sul genere femminile.
Scioperiamo e invitiamo tutte e tutti a esporre un segno, un filo rosso, una sciarpa, una spilla o un drappo alla finestra.
Artemisia, Coordinamento contro la violenza e sessismo, Coordinamento difesa 194, CGIL Toscana,
Il Giardino dei ciliegi, Libera Toscana, Libere Tutte Firenze, Collettivo Intersexioni, LeMusiquorum, Se Non Ora Quando Firenze.
Ecco le iniziative che si terranno in questi giorni al quale invitiamo a partecipare
20 novembre ore 12.00, piazza della Signoria, davanti alla fontana del Biancone, flash-mob promosso da Cesvot: creeremo dei cerchi concentrici che ruotano l'uno in senso opposto all'altro indossando qualcosa di rosso (scarpe, sciarpe, foulard, giacche, accessori, ecc…)
23 novembre ore 9.00, Palazzo Vecchio, "No al femminicidio, il volontariato fiorentino contro la violenza sulle donne. Il volontariato fiorentino contro la violenza sulle donne" Interverranno al convegno anche le associazioni Artemisia, Coordinamento contro violenza di genere e sessismo, Il Giardino dei ciliegi, Intersexioni, Ireos, Le Mafalde, LeMusiquorum, Libere tutte, Nosotras, Se non ora quando
24 novembre ore 18.00, palestra di San Niccolò, "Per l’eliminazione di ogni violenza contro le donne: riflessione a più linguaggi".
25 novembre, Sciopero delle Donne (www.scioperodelledonne.it)
e si invita tutte e tutti a esporre un segno, un filo rosso, una spilla o un drappo alla finestra. Inoltre:
ore 11.00/12.00, piazza Santa Croce, SCARPE ROSSE, iniziativa promossa dallo SPI CGIL. Verranno letti dei brani elencando le donne vittime di femminicidio del 2013;
ore 17/18.30, Biblioteca di Scandicci, incontro aperto sul tema della violenza di genere e del femminicidio.
ore 21.00, Teatro dell'Affratellamento, verrà rappresentato il testo teatrale "Garage".
Vi aspettiamo numerose e numerosi
Libere tutte
martedì 29 ottobre 2013
Sul regolamento di polizia mortuaria approvato dal Consiglio Comunale di Firenze
E' stato approvato in Consiglio Comunale il nuovo regolamento dei cimiteri
che aveva suscitato, oltre un anno fa, un'accesa discussione ed aveva visto gli
interventi delle associazioni di donne, tutti contrari alla proposta della
Giunta, con cui veniva introdotto uno spazio cimiteriale apposito per i feti.
Ciò aveva dato luogo ad una pausa di riflessione.
Rileviamo che, se da un lato tale pausa è servita a espellere dal testo
proposto dalla Giunta la citazione esplicita dello spazio cimiteriale destinato
a “prodotti abortivi e prodotti del concepimento”, resta il fatto che la
sepoltura dei feti, a cui un comma del regolamento comunque si riferisce, viene
istituzionalizzata.
Rimane quindi un forte elemento simbolico che prelude al riconoscimento dei
feti come persone e tende a colpevolizzare le donne che intendono interrompere
una gravidanza.
La legge già prevede che chi vuol procedere alla sepoltura del feto lo
possa fare.
Ogni sottolineatura regolamentare di tale possibilità non può che assumere
un valore simbolico: un chiaro attacco alla legge 194.
Per questo riteniamo sbagliata la decisione assunta dal Consiglio comunale
e riaffermiamo la nostra volontà di difendere con forza la legge 194,
l'autodeterminazione delle donne, la laicità delle istituzioni.
Libere tutte, Il Giardino dei ciliegi,
LeMusiquorum, Il Laboratorio per la laicità, Se non ora quando – Firenze,
Coordinamento difesa 194, Intersexioni, Coordinamento contro la violenza di genere e il sessismo, Ireos
29 ottobre 2013
mercoledì 16 ottobre 2013
Lettera a Giusi Nicolini, Sindaca di Lampedusa
Cara Giusi, come era purtroppo facile prevedere, anche in base alle vostre esperienze degli anni passati la tragedia di chi muore nelle acque di Lampedusa, cercando di arrivare in Europa, continua.
Credo che in questo momento la cittadinanza di Lampedusa non chieda soltanto solidarietà e vicinanza. Al riconoscimento della vostra generosità si deve associare una risposta più politica: la messa in discussione della legge Bossi Fini e in particolare la cancellazione del reato di immigrazione clandestina, che in situazioni come quella che state vivendo accomuna chi è salvato e chi salva nella categoria di “indiziati di reato”.
Questa risposta politica la dovrebbe dare il Parlamento, se chi ne fa parte sapesse andare oltre la supina acquiescenza ai sondaggi, che talvolta registrano solo i lati oscuri della nostra cultura e della nostra storia.
Alla presidente della Camera Laura Boldrini e alla ministra dell’Integrazione Cécile Kyenge, dobbiamo dire di alzare le loro pretese e chiedere con forza la cancellazione della vergogna del decreto legge sulla “sicurezza”, dei CIE e dell’intera Bossi-Fini. Non permettano che la loro autorevole esperienza di donne venga neutralizzata dai partiti al Governo e in Parlamento, in nome della “stabilità”.
Noi siamo una piccola associazione di donne di Firenze, ma vi diamo tutta la nostra disponibilità, anche da lontano, a mobilitarci per questa come per altre lotte in difesa dei diritti di donne e uomini.
Un abbraccio, Libere Tutte - Firenze
mercoledì 9 ottobre 2013
La Via Maestra
Dall’appello “La via
maestra”:
"…La difesa della
Costituzione è … innanzitutto la
promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno
operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla
formalmente... Non è la difesa d’un passato che non può ritornare, ma un
programma per un futuro da costruire in Italia e in Europa"
Noi, che in quel passato
abbiamo avuto troppo spesso ruoli subalterni dai quali ci siamo affrancate con
il lavoro di generazioni di donne, e che vogliamo essere protagoniste del
nostro presente e del futuro di tutte e di tutti, aderiamo alla manifestazione
del 12 ottobre a Roma con questo spirito e con questo desiderio:
che i diritti definiti nella
Costituzione e garantiti da leggi frutto delle lotte di uomini e donne non
siano cancellati in nome delle compatibilità economiche e di una crisi usata
strumentalmente;
che la politica ritrovi il
senso di partecipazione al governo della cosa pubblica, non ridotto a mera
amministrazione, ma finalizzato a dare risposte efficaci a bisogni di donne e
uomini;
che il lavoro di cura che
le donne svolgono - segno di
contraddizione rispetto al lavoro retribuito per il mercato - sia considerato a tutti gli effetti parte
integrante di quel lavoro su cui la Repubblica italiana si dice fondata;
che la libertà di tutte e di
tutti comprenda l’autodeterminazione delle persone nei momenti cruciali
dell’esistenza (maternità, malattia, morte), per affermare la quale le donne si
sono impegnate;
che nello spazio pubblico
sia riconosciuta la presenza delle donne, senza le quali gli spazi privati
sarebbero invivibili e che negli spazi comuni ormai da tanto tempo portano le
loro competenze, il loro senso di responsabilità, i loro desideri e le loro
passioni;
che la Costituzione non sia
manomessa e stravolta, ma sia attuata tenendo conto di tutto questo.
Libere Tutte
Il Giardino dei Ciliegi
SNOQ Firenze
martedì 8 ottobre 2013
Appello e presidio per cambiare le politiche migratorie che causano tragedie
Disumane politiche dei rifiuti e dei respingimenti negli ultimi vent'anni hanno causato la morte di circa 20.000 persone, donne, uomini, bambini, bambine. Di nuovo, sulle coste di Lampedusa, l'ennesimo naufragio. Centinaia di corpi sono ancora in mare o nelle bare dell'hangar dell'aeroporto. I superstiti, tra cui almeno 40 "minori non accompagnati", sono ammassati sulla piccola isola anch'essa stremata dall' "emergenza" che si ripete da decenni.
Insieme al dolore per le tante morti, alle condoglianze, alla solidarietà con i migranti, le migranti e le loro famiglie, e con la sindaca di Lampedusa, chiediamo che il governo italiano modifichi le norme che regolano le politiche migratorie e che l'Europa apra corridoi umanitari per proteggere chi sfugge dalle guerre e dalle persecuzioni.
Aderiamo all'appello per l'apertura di un canale umanitario fino all'Europa per il diritto d'asilo europeo (http://www.meltingpot.org/Appello-per-l-apertura-di-un-canale-umanitario-fino-all) e invitiamo tutte/i a firmare
Aderiamo al presidio contro il reato di clandestinità e per la libera circolazione delle persone davanti alla Prefettura di Firenze giovedi 10 ottobre alle ore 17 e invitiamo tutt/i a partecipare
LibereTutte, Firenze
Insieme al dolore per le tante morti, alle condoglianze, alla solidarietà con i migranti, le migranti e le loro famiglie, e con la sindaca di Lampedusa, chiediamo che il governo italiano modifichi le norme che regolano le politiche migratorie e che l'Europa apra corridoi umanitari per proteggere chi sfugge dalle guerre e dalle persecuzioni.
Aderiamo all'appello per l'apertura di un canale umanitario fino all'Europa per il diritto d'asilo europeo (http://www.meltingpot.org/Appello-per-l-apertura-di-un-canale-umanitario-fino-all) e invitiamo tutte/i a firmare
Aderiamo al presidio contro il reato di clandestinità e per la libera circolazione delle persone davanti alla Prefettura di Firenze giovedi 10 ottobre alle ore 17 e invitiamo tutt/i a partecipare
LibereTutte, Firenze
lunedì 7 ottobre 2013
Assemblea pubblica il 9 ottobre a Borgo San Lorenzo per l'applicazione della 194
Coordinamento difesa 194
Assemblea Pubblica Mercoledì 9 Ottobre 2013 ore 21.15
Saletta comunale “Pio La Torre”
Comune di Borgo San Lorenzo - Piazza Dante, 2
Accessibilità, applicazione della L194 e obiezione di coscienza. Diritto delle donne all'autodeterminazione, laicità dello stato e ipotesi organizzative nel territorio del Mugello
Interverranno:
Tatiana Bertini Coordinamentodifesa194
Maurizio Romani Senatore 5s
Monica Sgherri Consigliera Regionale Fds-Verdi
Daniela Lastri Consigliera Regionale Pd
Mauro Romanelli Consigliere Regionale Sel
Stefania La Rosa SNOQ Firenze
Luisa Petrucci Libere Tutte
Grazia Innocenti Coordinamentodifesa194
Paola Sabatini Cub-Sanità
Coordina la serata Daniela Vangieri Fds-Verdi
giovedì 3 ottobre 2013
La bocciatura della mozione sulla 194 in Consiglio Regionale: un atto gravissimo
COMUNICATO STAMPA - 3 ottobre 2013
Un gravissimo atto del Consiglio Regionale Toscano
contro le donne
Il Consiglio regionale toscano ha bocciato,
incredibilmente, a causa di inspiegabili voti contrari e di numerose assenze,
una mozione che chiedeva la piena applicazione di una legge dello stato la
legge 194/78, con particolare riferimento all'articolo 9, quello che assegna
alle Regioni compiti di monitoraggio e garanzia dell'attuazione della legge
(“...La Regione ne controlla e garantisce l'attuazione anche attraverso la
mobilità del personale ...”).
La bocciatura è grave: dà un segnale molto negativo
di arretramento nei confronti dei diritti delle donne e contraddice un metodo
di lavoro, costruito nel tempo, che si basa sul rapporto fra le elette e gli
eletti e le varie realtà della società civile.
Eravamo arrivate infatti alla mozione, attraverso un
lavoro di confronto, di elaborazione comune, di mediazione fra consigliere e
rappresentanti delle associazioni delle donne.
Il voto del Consiglio ha spazzato via, nello stesso
tempo, i contenuti della mozione, che chiedeva, soprattutto, che in ogni
struttura fosse garantita l'attuazione della 194, ed una modalità di rapporto
fra istituzioni e cittadine/i basato sulla partecipazione.
Per far sì che tutto questo non rappresenti un
macigno sul percorso dell'affermazione dei diritti delle donne e dello sviluppo
della democrazia partecipativa, la Regione deve realizzare, al più presto degli
atti concreti per la piena attuazione della 194. Occorre prima di tutto avviare
quel Tavolo regionale con la partecipazione delle associazioni delle donne, per
cui si erano già impegnati l'Assessore Marroni ed il Presidente della
Commissione Sanità Remaschi e che sarebbe dovuto partire nel luglio scorso.
E' necessario che sia lo stesso Presidente Enrico
Rossi a farsi garante della applicazione di una legge dello stato e della
ripresa di un cammino comune fra l'istituzione regionale ed il movimento delle
donne.
Libere tutte - Firenze
mercoledì 2 ottobre 2013
"Fate qualcosa", appello delle donne valsusine
Libere Tutte aderisce all'appello delle Donne in Movimento Valle Susa, riconoscendo la validità di un metodo
ed auspicando la riuscita di una lotta che ha prodotto nel tempo una crescita collettiva, valore prezioso che attualmente si vuole svilire
riducendolo al frutto di un "problema" da affrontarsi militarmente.
Fate qualcosa.
La rete di persone che in questi lunghissimi anni è stata tessuta in Italia e anche all’estero si fa viva con telefonate, e-mail, sms per chiedere che si faccia qualcosa (con urgenza), che ci si materializzi per cercare di arginare la valanga di fango che scientificamente orchestrata tenta di sommergerci. (Fate qualcosa). Ma come, ancora? Pensavamo di aver fatto e detto/di tutto. Cos’altro ci dobbiamo ancora inventare? Strano come questa domanda rappresenti bene il quotidiano femminile (domanda storica). Sempre pronte ad interrogarci a inizio come a fine giornata: Ho dimenticato qualcosa? E’ tutto a posto? Ho fatto tutto? (come sempre e sempre di più delegate a coprire le mancanze dello stato sociale).
La rete di persone che in questi lunghissimi anni è stata tessuta in Italia e anche all’estero si fa viva con telefonate, e-mail, sms per chiedere che si faccia qualcosa (con urgenza), che ci si materializzi per cercare di arginare la valanga di fango che scientificamente orchestrata tenta di sommergerci. (Fate qualcosa). Ma come, ancora? Pensavamo di aver fatto e detto/di tutto. Cos’altro ci dobbiamo ancora inventare? Strano come questa domanda rappresenti bene il quotidiano femminile (domanda storica). Sempre pronte ad interrogarci a inizio come a fine giornata: Ho dimenticato qualcosa? E’ tutto a posto? Ho fatto tutto? (come sempre e sempre di più delegate a coprire le mancanze dello stato sociale).
Questa volta in ballo c’è la difesa di un
grande movimento popolare, di più, c’è una storia di oltre vent’anni dove ogni
giorno è stato vissuto con intensità. Migliaia di persone quotidianamente hanno
contribuito a renderla concreta mettendoci la faccia, portando idee, rendendosi
disponibili, finanziandola. Una lotta, un’esperienza di territorio che molti non
esitano a definire unica e che è partita e ha messo le sue basi non su un
preconcetto ideologico ma studiando i progetti, i flussi di merci, l’impatto
ambientale, i costi, verificando sul campo i dati in possesso. Negli anni è
cresciuta anche la consapevolezza di avere fra le mani, di veder crescere
qualche cosa che va oltre la semplice opposizione ad una grande opera inutile e
devastante. Un modello di presa di coscienza collettiva che difficilmente può
retrocedere, anzi, si allarga assumendo in sé tutti i temi più attuali: dal
lavoro, ai servizi, alla sanità ecc. Partecipando e interrogandosi sempre.
Come ora. Ci si interroga sui fatti accaduti,
sul significato che tutto questo assume, è un clima pesante, opprimente e
sentiamo soprattutto ingiusto. E’ tale la violenza del linguaggio usato, la
sproporzione dei racconti sui fatti realmente accaduti che vengono a mancare le
parole per spiegare ai nostri figli increduli (e smarriti). Vediamo e sentiamo
raccontare da giornali e Tv una storia che Non ci appartiene. Non siamo un
problema di ordine pubblico, siamo una risorsa per questo Paese, siamo una
risorsa perché in tutti questi anni il movimento è diventato una comunità
critica, consapevole, che sa scegliere. E’ questo che fa paura?
Rivendichiamo il diritto alla partecipazione e
alla gestione della cosa pubblica nel rispetto del bene comune e della volontà
della popolazione.
Fate qualcosa, ci chiedono da tutte le
parti.
Possiamo per esempio fare due conti (siamo abituate a far quadrare bilanci), e dunque siamo consapevoli dello spreco enorme di denaro pubblico sia per l’opera e sia per la badanza armata all’opera. E’ evidente che le dichiarazioni dei ministri che si dicono pronti a sborsare laute ricompense facciano venire l’acquolina in bocca a molti: imprenditori avvezzi a trafficare con fatture false, giri strani, fallimenti e nuove società a scatole cinesi. A chi ha sperato di guadagnare dalle olimpiadi costruendo mega hotel (che neppure in riviera potrebbero trovare clientele tali da soddisfare centinaia di posti letto), ed ora non ha gli occhi per piangere fa tanto comodo buttare la croce addosso ai notav e invocare lo stato di crisi sperando nelle compensazioni.
Possiamo per esempio fare due conti (siamo abituate a far quadrare bilanci), e dunque siamo consapevoli dello spreco enorme di denaro pubblico sia per l’opera e sia per la badanza armata all’opera. E’ evidente che le dichiarazioni dei ministri che si dicono pronti a sborsare laute ricompense facciano venire l’acquolina in bocca a molti: imprenditori avvezzi a trafficare con fatture false, giri strani, fallimenti e nuove società a scatole cinesi. A chi ha sperato di guadagnare dalle olimpiadi costruendo mega hotel (che neppure in riviera potrebbero trovare clientele tali da soddisfare centinaia di posti letto), ed ora non ha gli occhi per piangere fa tanto comodo buttare la croce addosso ai notav e invocare lo stato di crisi sperando nelle compensazioni.
Chiediamo alle donne (e però non solo alle
donne), di prendere parola su quello che sta succedendo.
Conosciamo direttamente sulla nostra pelle la violenza, per questo la rifiutiamo, per questo deve fermarsi lo stupro della nostra valle, e deve finire l’autoritarismo militare su un intero territorio.
Fate qualcosa. Ci verrebbe da ribaltare la domanda e dire noi a voi: fate qualcosa.
Aiutateci ad impedire lo stato di polizia permanente in cui ci vogliono far vivere.
Fate qualcosa per denunciare questa campagna di stampa (che non si pone domande, non fa distinzioni, non esamina fatti e cose decisamente incongruenti che pure sono sotto gli occhi di tutti).
Fate qualcosa perché la storia di un movimento popolare come il nostro non venga liquidata manu militari fra le carte di una procura.
Stiamo resistendo perché vogliamo andare avanti, vogliamo vivere in pace nella nostra valle, vogliamo raccogliere i frutti di oltre vent’anni di crescita collettiva su tutte le questioni a noi care: il futuro delle prossime generazioni, le risorse del nostro territorio, intervenendo per risparmiarlo, risanarlo, non per rapinarlo; mettendo a disposizione le nostre capacità come alternativa al consumo dissennato e per un uso responsabile e consapevole delle risorse. Vogliamo riappropriarci del nostro tempo per partecipare alla gestione e alla cura della nostra comunità. Liberarci dal tav.
Conosciamo direttamente sulla nostra pelle la violenza, per questo la rifiutiamo, per questo deve fermarsi lo stupro della nostra valle, e deve finire l’autoritarismo militare su un intero territorio.
Fate qualcosa. Ci verrebbe da ribaltare la domanda e dire noi a voi: fate qualcosa.
Aiutateci ad impedire lo stato di polizia permanente in cui ci vogliono far vivere.
Fate qualcosa per denunciare questa campagna di stampa (che non si pone domande, non fa distinzioni, non esamina fatti e cose decisamente incongruenti che pure sono sotto gli occhi di tutti).
Fate qualcosa perché la storia di un movimento popolare come il nostro non venga liquidata manu militari fra le carte di una procura.
Stiamo resistendo perché vogliamo andare avanti, vogliamo vivere in pace nella nostra valle, vogliamo raccogliere i frutti di oltre vent’anni di crescita collettiva su tutte le questioni a noi care: il futuro delle prossime generazioni, le risorse del nostro territorio, intervenendo per risparmiarlo, risanarlo, non per rapinarlo; mettendo a disposizione le nostre capacità come alternativa al consumo dissennato e per un uso responsabile e consapevole delle risorse. Vogliamo riappropriarci del nostro tempo per partecipare alla gestione e alla cura della nostra comunità. Liberarci dal tav.
Donne in
Movimento Valle di Susa
(per il gruppo DIM Annamaria, Chiara, Daniela, Doriana, Ermelinda, Patrizia, Paola, Rita ecc ) 21 settembre 2013
(per il gruppo DIM Annamaria, Chiara, Daniela, Doriana, Ermelinda, Patrizia, Paola, Rita ecc ) 21 settembre 2013
Le Donne in Movimento invitano anche a partecipare domenica 6 ottobre alle ore 15.00 al presidio di
San Giuliano di Susa dove si terrà un incontro per preparare l’iniziativa di
fine novembre: VIOLENZA SULLE DONNE- VIOLENZA SULLA TERRA.
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